Si tiene a Roma, presso il Cinema Farnese di Campo dè Fiori, dal 2 all'8 maggio 2019 la dodicesima edizione del Festival del Cinema Spagnolo dedicato al cinema spagnolo e latinoamericano di qualità. L'immagine ufficiale di questa edizione del Festival è opera di Esteban Villalta Marzi, artista italo-spagnolo di fama internazionale che tra gli anni Ottanta e Novanta diventa un membro attivo del movimento artistico “Movida Madrilena”, confermandosi come uno dei maggiori esponenti della Pop Art europea.
L'inaugurazione della kermesse, la sera del 2 maggio, vedrà la proiezione in anteprima italiana di “Yuli”, lungometraggio di Icíar Bollaín (Te doy mis ojos; También la lluvia; El olivo), alla presenza della regista. Il film, premio come Miglior Sceneggiatura al festival di San Sebastian per Paul Laverty, ruota intorno alla biografia del celebre ballerino cubano Carlos Acosta, dalle umili origini a La Habana fino allo straordinario successo al National Ballet di Londra. Sarà distribuito in Italia da Exit Media.
La manifestazione, che da sempre si è connotata come itinerante, farà quindi tappa in diverse città d’Italia, a partire dal Salone del Libro di Torino, dedicato quest'anno proprio alla lingua spagnola, per proseguire a Trento, Treviso, Verona, Campobasso, Padova, Genova, Reggio Calabria, Bari, Matera, Napoli e altre città. Il Festival, organizzato con l'Ambasciata di Spagna in Italia, riceve il sostegno, tra gli altri, di: Regione Lazio, AC/E (il corrispondente spagnolo del Mibact), Accademia di Spagna a Roma e Instituto Cervantes.
Tutte le proiezioni del Festival del Cinema Spagnolo sono in versione originale con sottotitoli in italiano.
Prezzi
7 € intero / 5 € ridotto per studenti e over 65
Per eventi speciali consultare il sito
Per informazioni:
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Esteban Villalta Marzi - l'artista autore della locandina 2019
Esteban Villalta Marzi nasce a Roma il 28 Novembre 1956. Vive e lavora tra Roma, Madrid e Palma di Mallorca. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma, dal 1978 inizia ad esporre in Italia e nelle principali città europee. A New York è stato protagonista al MOMA’S Coffee in occasione dell’opera teatrale di Dario D’Ambrosi tratta da “A Clockwork Orange” di Anthony Burgess. Nei primi Anni Ottanta, da vero antesignano dei graffiti pittorici, crea pitture ambientali sui muri urbani, nelle discoteche, nei negozi, sui set cinematografici. Lo invitano alla prima “Biennale di Arte Mediterranea” a Barcellona insieme ad artisti come Andrea Pazienza, Marco Tamburini, Pedro Almodóvar, Alberto García-Alix, Fabio McNamara, Eva Liberty... il ciclo degli esordi ha un titolo profetico: GRAFFITISMI. Sempre negli Anni Ottanta viene premiato per due anni con la borsa di studio del museo Art et Histoire di Ginevra. In quei giorni dipinge negli spazi della prestigiosa “Halle sud” diretta da Renate Cornu. A Ginevra realizza una personale presso la galleria Care-off, iniziando poi una collaborazione con il gallerista Erik Frank, il primo a portarlo per diverse edizioni ad Art Basel. Comincia subito dopo il ciclo ESPRESSIONISMO FEROCE, segnato dalla chiara influenza di Parigi, città in cui l’artista risiede per un breve ma intenso periodo. A metà degli Anni Ottanta torna a Madrid e inizia una collaborazione con la galleria Juana de Aizpuru. Vince anche la borsa di studio della Casa Velasquez. Tra gli anni Ottanta e Novanta diventa un membro attivo del movimento artistico “Movida Madrilena”, confermandosi come uno dei maggiori esponenti della Pop Art europea. Viene invitato dal Museo Sainsbury Centre For Visual Arts (insieme ad artisti come Eduardo Arroyo, Equipo Cronica, Ouka Lele, Carlos Pazos, Dis Berlín) per la mostra “Spain is Different” (1998). Da quel momento la critica lo annovera tra i più maturi rappresentanti della cosiddetta “New Pop Art”. Torna quindi a Roma dove si dedica a diversi cicli pittorici. Uno di questi cicli, é GESTUALITÁ POP dove l’artista rappresenta, quasi sempre in close up, gesti quotidiani che hanno come protagoniste le mani e al qualle appertiene la opera scelta come immagine di questa edizione. I vari cicli non vengono mai abbandonati dall’artista, al contrario la sua natura onnivora trasforma ogni singolo tema con innesti ed evoluzioni continue. Inizia negli Anni Novanta il ciclo di toreri cattivi dal titolo TOREROS MALEVOS. E’ la nascita di una lunga collaborazione con il curatore Gianluca Marziani che nel 1997 presenta la sua personale BLOOD RUNNER presso lo studio Soligo di Roma. Di questo periodo sono anche le ballerine di flamenco e i personaggi della cultura spagnola, raccolti assieme nell’installazione “Corrida Notturna”, esposta alla Fundació Miró per la sua personale del 2001. In seguito presenta l’evoluzione dei suoi graffitismi con la serie SUPEREROI, alternando questo primo ciclo con i manga delle serie ICE GUYS e BOYS & GIRLS. Attualmente EVM ha ripreso con forza il ciclo Fetish, essendo questo il tema centrale dei sui ultimi lavori che rappresentano la tappa più intuitiva e personale di questo artista.