Il documentario, della durata di 57 minuti, prodotto da Global Vision Group in collaborazione con Rai Cinema, presentato in prima mondiale nella sezione Eventi della recente edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, è scritto da Israel Moscati “figlio della Shoah”, protagonista stesso del film, che decide di partire per un viaggio alla ricerca di altri figli e nipoti di sopravvissuti per condividere con loro la propria, personale sofferenza. È un viaggio a cui non può più sottrarsi: Roma, Parigi e Israele sono le tappe per indagare nell’animo e nelle emozioni di uomini e donne che, come lui, si sono ritrovati per tutta la vita a convivere con il trauma e il silenzio dei propri genitori. Questo è il momento di condividere il proprio dolore e di cercare dai suoi compagni di viaggio altre risposte, inseguite per tutta la vita. Perché, benché se ne parli e si affronti il dolore, la ricerca di risposte non si esaurisce mai. Il film si apre e si chiude nella scuola elementare ebraica Vittorio Polacco di Roma, da cui furono deportati 115 bambini ebrei (tra questi quattro zii di Moscati) che non fecero più ritorno.
"Il dramma della Shoah - sottolinea il regista Beppe Tufarulo - ha lasciato un’impronta indelebile non solo sui sopravvissuti ai campi di sterminio ma anche sulle generazioni successive. Il trauma subito ha portato ad un immenso vuoto fisico ed emotivo con cui i superstiti si sono trovati a convivere. Il loro senso di colpa per essersi salvati ha reso molto difficile la capacità di vivere una vita normale a guerra finita ed ha, di conseguenza, reso complicata la costruzione di successivi legami familiari. Eccolo, dunque, il pesante fardello dell’olocausto che, oltre ad aver lacerato i genitori ha colpito anche i figli di seconda generazione che sono cresciuti con la consapevolezza di un vuoto affettivo da dover colmare silenziosamente con le proprie forze. Da questa premessa nasce un documentario che vuole indagare nell’animo e nelle emozioni di tutti i protagonisti coinvolti. Nelle loro parole e nei gesti involontari sono sedimentate tracce di esperienze passate, espressioni di dolore che si fanno memoria, testimonianza e coraggio". Nel cast tecnico, oltre al regista e allo sceneggiatore-protagonista, figurano Giacomo Faenza come autore del soggetto con lo stesso Moscati, quindi Michele Amadori alle musiche, Alessandro Amori al montaggio, Francesco Di Pierro alla fotografia e Vincenzo Urselli al suono in presa diretta.